Steampunk by Paul Di Filippo

Steampunk by Paul Di Filippo

autore:Paul Di Filippo [Filippo, Paul Di]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
editore: Editrice Nord
pubblicato: 2013-01-22T05:00:00+00:00


8

STORIA DI UN PESCE

Le delicate punte del compasso parevano stuzzicadenti nelle zampone di Jacob Cezar. Le estremità dello strumento di misurazione scomparvero nei riccioli lanuginosi sul capo di Dottie Cezar. Masticando un rametto di salice per pulirsi i denti, intervallando con lunghi sorsi di una bevanda portata dal suo paese e contenuta in un guscio d'ostrica, l'ottentotta si sottometteva paziente all'esame.

Per passare il tempo, leggeva Nana di Balzac in francese, ridacchiando ogni tanto tra sé.

Cezar leggeva le misure ad alta voce, proprio come i marinai sui vapori del Mississippi quando gridavano la profondità del fiume: — Mark Twain{11}.

— Tre firgola sei, cinque firgola nofe, dieci firgola dodici... Seduto al tavolo da lavoro, Agassiz segnava le misure su di un complicato grafico e le riportava in colonne e file. Alla fine sollevò la mano per segnalare che aveva abbastanza dati.

— Ecco — disse lo scienziato, — proprio come sospettavo. Craniometricamente e frenologicamente parlando, la vostra compagna ottentotta non possiede uno sviluppo cranico sufficiente per classificarla come essere senziente. Come gli altri della sua razza, il suo sviluppo mentale si avvicina di più a quello di uno scimpanzé.

— Cosa diafolo state blaterando?

Agassiz si irritò. — Sentite, amico, è tutto qui, nero su bianco, matematicamente incontrovertibile. Ma come, se il suo Bernoccolo della Sagacia è praticamente concavo! Per non parlare della distorsione lungo il Nodo dell'Intelletto e della sua ipertrofica Curva Amatoria. E il volume totale del suo cranio è chiaramente deficitario. Se Sam Morton entrasse in possesso del suo teschio preparato, scommetto che non riuscirebbe a farci entrare che pochi grammi di segatura.

Disgustato, Cezar lanciò il compasso dall'altra parte della stanza e una delle punte si conficcò nel dipinto del paesello natio di Agassiz. — Siete foi qvello che ha la testa piena di segatura, Louie! Non senziente... ma come potete dire una cosa simile dopo aver fissuto per un mese praticamente in grembo a Dottie?

Quella metafora fece rabbrividire Agassiz. — Non c'è alcuna animosità personale in tutto questo, Jacob: è solo un'affermazione rigorosamente scientifica! E con la scienza non si discute! Certo, la vostra compagna esibisce certe qualità istintive che potrebbero ingannare il profano, portandolo a credere che sia in grado di ragionare come un umano; ma un'analisi più approfondita rivelerebbe che Dottie non si avvicina al vero raziocinio più di quanto si avvicini un... un... — Agassiz cercò disperatamente il più improbabile dei termini di paragone, — Tursiops truncatus, il delfino tursiope!

Dottie posò il libro e parlò, costringendo Agassiz ad ammettere che il suo inglese, per quanto ancora rudimentale, era considerevolmente migliorato dal suo arrivo.

— Professor Agassiz, supponiamo che io convenga con voi di essere inferiore ai rappresentanti della razza bianca. Supponiamo che mi definisca un animale. Non credete che persino gli animali meritino un trattamento morale?

— Be', sì, entro certi limiti... a meno che non siano in gioco dei benefici per l'umanità, cioè.

— E allora come giustificate il vile abuso di cui sono fatti oggetto gli schiavi negri nella vostra patria di adozione? Le scudisciate, la separazione tra membri di una famiglia, il lavoro massacrante dall'alba al tramonto.



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